Londra, primavera 1865. È l’era delle grandi esplorazioni, potenti Stati coloniali si contendono posizioni strategiche fino ai confini del mondo «civilizzato»: sullo stesso fronte, i coloni a imporre un ordine nuovo e gli scienziati a registrare l’esistente. Terre lontanissime, tribù primitive, selve impenetrabili e creature mai osservate attraggono la fantasia di un giovanissimo studioso fiorentino, venuto qui per conoscere il poco che si sa della lontana isola di Borneo. Sta per iniziare il suo primo e più importante viaggio in quella terra, nel corso del quale percorrerà in lungo e in largo la giungla del Sarawak registrando dati, raccogliendo migliaia di reperti scientifici ed entrando in profondo contatto con le comunità indigene. Tre anni vissuti spesso in completo isolamento, in luoghi inesplorati e tra popoli primitivi, senza rimpianto per gli agi e le tecnologie di casa. Tre anni che Beccari si trova a descrivere, dopo quasi quarant’anni, in un racconto di viaggio suggestivo, dove la spigolosità del carattere e il rigore dello scienziato si fondono inaspettatamente con la poetica nostalgia per gli anni giovanili. A cento anni dalla morte, il Museo di Storia Naturale di Firenze, che conserva i suoi lasciti più preziosi, lo celebra con una mostra sul suo primo viaggio e la riedizione di questo caposaldo della letteratura di viaggio, corredata di saggi critici che approfondiscono il personaggio, i luoghi e le talora drammatiche alterazioni che il Borneo di oggi ha subìto rispetto a quello che fu percorso da Odoardo.
Data pubblicazione
26/05/2020