L'olocausto americano iniziò nel momento stesso della scoperta del Nuovo Mondo. Poche ore dopo aver toccato terra nel 1492 Colombo aveva già catturato sei nativi, dei quali scrisse che «dovrebbero essere buoni schiavi e sarebbero facilmente divenuti cristiani». Il genocidio vero e proprio iniziò poi a Hispaniola nel 1494: nel giro di pochi mesi le malattie, i soldati, i preti e i cani da caccia del «Portatore di Cristo» avevano sterminato cinquantamila «indiani», e in vent'anni gli otto milioni di abitanti dell'isola erano scomparsi. È così che David Stannard, dopo una prima parte dedicata alla ricostruzione delle culture native delle Americhe prima della loro scoperta da parte dell'uomo europeo, fornisce tutti gli elementi di fatto necessari per capire la dimensione umana della distruzione prodotta su scala continentale dalla violenza e dalla introduzione di malattie mortali nel Nuovo Mondo. Descrive poi il contesto ideologico e sociale di quelle che furono eufemisticamente chiamate le guerre indiane negli Stati Uniti per interrogarsi infine sul razzismo e sul genocidio come componenti fondamentali, non ancora superate, della civiltà euro-americana. All'approfondita ricostruzione storica si accompagna così un'appassionata riflessione che mette nella sua giusta prospettiva più recenti olocausti.
Data pubblicazione
02/09/2021