L’epica impresa sostenuta dalla Marina romana nella conquista della Britannia appare ancor più straordinaria se esaminata alla luce degli elementi emersi in anni recenti in discipline diverse, integrati tra loro. In particolare, una prospettiva marittima e navale di questa conquista, in cui la sfida operativa, tecnologica e logistica appare più ardua a fronte della barriera culturale di un Oceano divinizzato, fiume di confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti, in un contesto naturale sconosciuto ed aspro come quello dei mari del Nord, ci offre una visione nuova, se indagata con le conoscenze e l’esperienza navale dell’autore. Ne emerge anche una visione più completa di questa impresa, ove, già dalla seconda spedizione di Cesare, si consolida un modello operativo expeditionary di impronta moderna, in grado di proiettare forza e stabilità in tutte le Provincie romane. Le spedizioni di Cesare, Claudio e Costanzo Cloro, che occupano oltre tre secoli in momenti diversi della storia romana, hanno visto nella Classis Britannica uno strumento evoluto ampiamente descritto nel testo, in grado di raccogliere la sfida e capace di sollecitare l’immaginazione, suscitando la nostra ammirazione, come quella dei Paesi che si affacciano sui mari del Nord, nei quali la civiltà romana ha lasciato la sua traccia e la sua eredità millenaria.