A ricostituire la vita geologica e storica dell'Isola entro le pareti di un museo, che non presume d'avere statue e opere d'arte, ci voleva la passione di un giovane studioso, di Giorgio Buchner, adusato a leggere nel gran libro della terra le vicende geologiche e il segno infallibile dell'umana convivenza con una costanza e una tenacia di giovane esploratore, ed un'acutezza di percezione di geofisico, di paletnologo e di archeologo. Ho seguito da anni con commozione questo lento e tenace lavoro; dalla raccolta di sporadici manufatti nelle stratificazioni che segnano le convulsioni del terreno, all'esplorazione d'un vero e proprio villaggio sotto il pinnacolo del Castiglione; dalla paziente ricognizione del soprassuolo al razzolare col raschino e con il coltello, tra gli scarichi e le macerie del Monte di Vico, terrecotte arcaiche e bolli greci stampigliati su tegoli ischitani delle più antiche fabbriche di Casamicciola. Ed ho assistito al naturale nascere del Museo che oggi vedo compiuto con un'esemplare chiarezza di esposizione; al miracolo di veder sorgere un Antiquarium proprio là dove si riteneva che antichità non vi fossero. Il che dimostra che oltre alla passione del collezionista e alla ricerca di cose belle e preziose, c'è una passione forse più nobile e pura, quella dell' esploratore e dello studioso che riesce a vivere e a far rivivere il documento più umile dell'umana vita, là dove significò, più particolarmente, tenace e doloroso amore alla terra. È un dono prezioso che l'isola saprà custodire; ed è un esempio ed un ammaestramento di quel che possa essere un Museo, quando è espressione e sintesi di un'ancora ignorata pagina della nostra più che millenaria civiltà. Dalla introduzione di Amedeo Maiuri