Attraverso ricordi che si snodano dagli anni '30 del Novecento fino al periodo del dopoguerra, l’Isola del Giglio viene narrata in racconti. L’autore descrive con mirabile efficacia personaggi che ha conosciuto e fatti di cui è stato testimone fin dalla sua infanzia facendoceli rivivere attraverso i suoi occhi stupiti di bambino. Il lettore viene così catapultato in un mondo incantato, oggi scomparso, circondato da una natura incontaminata, dove il rispetto per il mare nasceva da un amore spontaneo per questo elemento che rappresentava per la comunità gigliese tutto: vita e morte. Nando racconta, talvolta con considerazione e umorismo, talvolta con nostalgia e rispetto, ma sempre con ricchezza di particolari ed estrema competenza, il duro lavoro di pescatori, carpentieri, calafati e marinai del Giglio la cui perizia era riconosciuta e apprezzata in tutto il Mediterraneo. E così si assiste a scene incredibili di caccia e di pesca, a viaggi rocamboleschi in mari minati e tempestosi, a momenti di vita paesana dove nonostante la fame, mai veniva meno l’ironia, l’arguzia e l’ilarità. Leggere di costruzioni e di riparazioni di velieri in cantieri improvvisati sulla spiaggia di Giglio Porto, ci stupisce e ci riempie di ammirazione per quegli uomini semplici, ma dotati di grande ingegno e determinazione.