Il volume analizza anzitutto tre autori cruciali, Coleridge, Carlyle e Melville, che nell’Ottocento interpretarono il tema dell’avventura marina come metafora della ricerca del senso (del significato della vita e del mondo) in una società che, per effetto delle conquiste tecnico-scientifiche e dello sviluppo capitalistico e industriale, lo stava smarrendo. Manovrate dal capitalismo in fase d’inarrestabile ascesa, la scienza e la tecnica dell’Ottocento (ma le cose non sono molto cambiate oggi) tentarono d’imporre la loro logica pragmatica e i loro duri modelli mentali soffocando qualsiasi slancio ver- so la trascendenza, frenando le forze che rendono gli esseri umani unici nel creato: l’immaginazione, la spontaneità e la creatività. Solo i poeti, gli artisti e gli spiriti liberi avrebbero potuto risvegliare l’ani- ma soffocata, ma questo risveglio richiese loro degli itinerari di ricerca faticosi e dolorosi, rischiosi come avventure di mare sovrastate da mille pericoli. Rispetto all’edizione del 1991, Per l’alto mare aperto si conclude confrontandosi con l’opera di Roberto Mussapi che ha ripreso e declinato in modo originale questo leitmotiv metaforico, soprattutto nel poema Antarticanto notturno de. Qui la rievocazione di una grande impresa di esplorazione del Polo Sud, come fu quella di Ernest Schackleton, si intreccia con la tematica metafisica aperta da Cole- ridge nella sua Ballata del vecchio marinaio.
Data pubblicazione
20/09/2024