A tutti sarà capitato di vedere, e forse anche un po’ d’invidiare, imbarcazioni che seguono lentamente il profilo della costa, con ben disposte a poppa un paio di canne coi fili che scendono e scompaiono nelle acque subito profonde. Oppure flotte di natanti che sembra si siano dati appuntamento appena al largo, e che girano senza soluzione di continuità apparentemente privi di una meta. Parliamo di traina costiera, spesso ma non sempre piccola. Perché se è vero che le prede più frequenti sono sgombri, sugarelli e occhiate, niente ci vieta di cercare la grossa spigola o il poderoso pesce serra. E poi ancora di tentare il colpo grosso, quello indirizzato a dentici, lecce e ricciole. Tutti pesci che frequentano il sottocosta, insidiabili anche, e forse meglio, con piccole imbarcazioni. È proprio questo il filo conduttore del libro che state per leggere: come si possano ottenere con modesti mezzi nautici grandi risultati sportivi. Perché la pesca dalla barca non è solo un’attività rivolta alla cattura del pesce. E se questo talvolta è il fine ultimo, spesso sono più importanti il contatto con la natura e lo spirito di aggregazione, e ritrovare se stessi, la propria tranquillità, gli spazi aperti, il piacere di un’attività antica e moderna al tempo stesso. E ogni giorno che passiamo in barca a trascinarci dietro un’esca, sia essa naturale o artificiale, in superficie o a fondo, con attrezzature pesanti o leggere, insidiando pesi piuma o giganti, è un arricchimento. E il perpetuarsi di una sfida antica come l’uomo.
Data pubblicazione
01/09/2002