Naturale prosecuzione della strada intrapresa con “Po, il fluire del fiume”, che riprende il passaggio delle stagioni e i cicli naturali vissuti dal fiume, stavolta la ricerca dell’autore si concentra sulle manifestazioni più selvagge del Po. “Po selvaggio”, appunto. Negli scatti di Parmigiani emerge infatti un ambiente fluviale come non l’avete mai visto: la potenza delle acque, le nebbie, le fioriture, la fauna e i mille colori. Ad un primo impatto superficiale l'aggettivo "selvaggio" applicato al Po potrebbe suonare stonato e fuori luogo per identificare un fiume largamente inquinato, irreggimentato, coartato dall'uomo mediante pennelli, deviatori di corrente, rivestimenti di pietrame e soprattutto capillarmente antropizzato sia nell'alveo che nelle sue golene. Ovviamente "Po selvaggio" non è e non potrebbe essere uno stato permanente, ma una condizione che, pur se transitoria, sia in grado di esprimere la forza, il carattere, la bellezza, la perennità del grande fiume, la sua appartenenza al grande respiro della Natura, fuori dal tempo e da uno spazio circoscritto. "Po selvaggio" è la piena, la furia della corrente, il turbine dei flutti, la sabbia modellata dall'acqua e non ancora calpestata dall'uomo ma solo dagli uccelli acquatici, la vegetazione selvatica delle isole nell'alveo del fiume, gli animali liberi, gli elementi della natura: il sole, le nubi, il vento, la nebbia, la brina, il ghiaccio, il momento in cui il fiume si disvela come manifestazione pura e semplice delle leggi e dei processi fisici che regolano i tempi della natura. Il Grande Fiume riesce ancora a stupire.
Data pubblicazione
01/11/2011