Frutto di vari anni di ricerche negli archivi delle varie Capitanerie di Porto e nei ricordi delle varie famiglie ponzesi, per le quali il mare ha rappresentato e tuttora rappresenta la fonte principale di sussistenza: dal ‘700, quando da Ischia e Torre del Greco – in due tornate successive – arrivarono i primi coloni borbonici, ai giorni nostri. Ma i ponzesi, come del resto la “gente di mare” in genere, hanno dovuto e devono costantemente misurarsi con il mare, ora piacevole amico, ora minaccioso ed infido. Questo saggio arricchito da una miriade di stupende foto d’epoca in bianco e nero ed a colori (le più recenti) su carta patinata, che mi riporta alla memoria il fascino dei vecchi album di famiglia. Del resto forte è l’analogia tra una famiglia e questa piccola comunità isolana dove tutti ci conosciamo, tutti condividiamo i medesimi problemi quotidiani, tutti dobbiamo misurarci col mare sia perché nostro luogo di lavoro sia perché non possiamo fare a meno di attraversarlo coi vari piroscafi e motonavi succedutesi nel tempo – sapientemente illustrati e descritti nel volume – ogniqualvolta dovevamo e dobbiamo raggiungere “il continente” per le varie necessità, tra cui la ricerca di un lavoro che l’isola non può garantire. Ed ecco che scorrono sotto i nostri occhi le foto dei nostri fratelli isolani nelle varie località costiere della Sardegna, dell’isola d’Elba, La Galite prospiciente la costa tunisina, Corsica e Marsiglia, i litorali della Liguria e soprattutto della Toscana ed altri lidi ben più lontani come Bahia Blanca in Argentina. La parte più cospicua e interessante del saggio riguarda la marineria ponzese nella prima metà del ’900 quando raggiunse il suo massimo splendore con le famose ’mburchielle, i velieri – poi motovelieri – con la carena bucherellata, perché la stiva era stata adattata a vivaio di aragoste che dalla Sardegna raggiungevano soprattutto i porti di Marsiglia e Genova, e di anguille che dalla Corsica venivano trasportate nei porti italiani, i primo luogo Napoli (il tradizionale “capitone” di Natale) coi loro armatori: i Sandolo, i Feola, i Mazzella, i Vitiello… Ma non mancano anche le biografie dei semplici marinai e pescatori, arricchite da aneddoti ed avvenimenti che pongono in maggior risalto il duro e sfibrante lavoro della “gente di mare”, non di rado vittime dei flutti, come attestano i numerosi naufragi, in pace e in guerra, documentati e illustrati con foto che ben ne evidenziano la drammaticità. In sintesi si tratta di un saggio di storia della marineria che naturalmente si intreccia con la storia di Ponza, con la sua evoluzione sociale, culturale, urbanistica. Sotto quest’ultimo aspetto basta guardare le numerose foto panoramiche, fissando lo sguardo oltre i velieri e i navigli vari in primo piano, per rendersi conto di come sia mutato il paesaggio della nostra isola dagli inizi del ’900 ad oggi. Più che un suggestivo e nostalgico “amarcord”, quest’ultima opera di Silverio Mazzella è un prezioso punto di partenza per riflettere seriamente sul nostro passato, sui valori per cui si battevano i nostri padri e i nostri avi: la famiglia, il duro lavoro, la fede religiosa – attestata dai nomi di santi e madonne cui spesso dedicavano le loro barche – e sulla vita che oggi conduciamo.
Data pubblicazione
03/03/2018