Abbandonato dalla storia dopo esserne stato protagonista, il Portogallo percorre la sua strada verso la modernità con quella triste consapevolezza che i locali chiamano saudade. Nulla sarà più com’era in quei tre secoli a cavallo della scoperta dei nuovi mondi: il Portogallo era una grande potenza, che si spartiva l’orbe terracqueo con Spagna e Inghilterra; Lisbona, ora periferica metropoli europea, era il cuore di quel formidabile rinnovamento culturale ed economico che correva sulle rotte oceaniche, la capitale di uno sconfinato impero. Ma la crisi del colonialismo ha infranto il grande sogno e il Portogallo è tornato a essere una meravigliosa, romantica, piccola nazione all’estremo confine dell’Europa. Di quella straordinaria avventura rimangono comunque tracce indelebili nello spirito solido e intraprendente dei Portoghesi, nell’architettura luminosa di alcuni quartieri di Lisbona, persino nei vini, corposi e “internazionali”, che si producono a Porto. Oggi, la nuova frontiera lusitana non si trova più a migliaia di chilometri di distanza, al di là dell’oceano: è dietro l’angolo, sulle spiagge di sabbia dorata, sui sentieri solitari del pittoresco entroterra, lungo le eleganti strade della Baixa o i saliscendi del Bairro Alto. Sono le nuove rotte della ricchezza, percorse dai turisti che stanno scoprendo la bellezza e il fascino del Paese dei grandi navigatori.
Data pubblicazione
01/01/1998