Il lavoro è introdotto da un capitolo sullo stato dell’archeologia subacquea in Italia, nel quale viene fatto il punto sulle conoscenze relative agli oltre ottanta relitti di epoca medievale individuati lungo le coste italiane. Un carattere emblematico per l’archeologia subacquea medievale ha proprio il relitto di San Vito Lo Capo, cui è dedicato il secondo capitolo. La nave naufragata presso San Vito trasportava un carico di anfore, presumibilmente prodotte nella Sicilia occidentale, e giare, databili al pieno XII secolo, se non agli inizi del XIII. Le anfore erano destinate al trasporto di liquidi, mentre le giare contenevano tonno salato. La nave, di discreto tonnellaggio, era legata ad un traffico di cabotaggio, che poteva estendersi anche ai porti della penisola italiana, in particolare a quelli dell’Italia meridionale. Ad illuminare meglio questo quadro è lo studio, affrontato nel terzo capitolo, di due altri relitti medievali individuati sotto costa a Sud di Marsala: il relitto A rivela lo stesso tipo di carico del relitto di San Vito lo Capo, mentre il relitto B ha restituito materiali che si datano tra l’XI e il XII secolo. Da queste analisi scaturisce, nel quarto capitolo, il quadro storico del territorio trapanese, analizzato alla luce delle sue risorse e soprattutto di quelle del pescosissimo mare. Chiude il volume un fondamentale censimento delle segnalazioni dei relitti medievali in Italia, nel quale vengono aggiornati e completati i dati forniti da A.J. Parker in Ancient Shipwrecks of the Mediterranean & the Roman Provinces (BAR 580, Oxford 1992): al fine di un più agevole e corretto uso, nel catalogo i contesti subacquei sono divisi per fasi cronologiche, a partire dai relitti tardoantichi di IV-V secolo, fino a comprendere, oltrepassando il termine convenzionale del Medioevo, quelli di XVI-XVII secolo.
Data pubblicazione
01/11/2006