Il mito di Roma non affonda le vere radici nella sua remota fondazione, la cui antichità non può certo paragonarsi a quella delle più celebrate civiltà orientali, e neanche è legato alla sua postura geografica, tutt’altro che strategica: i fondatori non ricercarono un approdo marittimo e neppure si attestarono su quello fluviale alla foce del Tevere. Il mito di Roma è invece legato alle virtù politiche e alla forza guerriera, esercitate ambedue per un millennio. All’inizio, quegli animosi latini si fortificarono sul Palatino – un colle più ripido degli altri – insediandosi presto assieme ai Sabini su altri dossi vicini, emergenti sulla pianura fluviale spesso paludosa. Nei primi tempi Roma fu veramente un agglomerato di pastori e di agricoltori, tutt’altro che inermi, situato tra i margini del territorio falisco, pervaso di civiltà etrusca, e di quello opposto sui colli albani. Resti di antichissime capanne sul Palatino attestano una realtà umana, semplice e primitiva, che – oltre ad assorbire i Sabini – seppe cimentarsi con i suoi confinanti distruggendone i centri abitati viciniori: Albalonga nel VI secolo e Veio nel 396 a.C. furono gli inizi significativi di vicende e conquiste secolari. Nel parlare di Roma non ci si può limitare all’ambito urbano dei suoi abitatori, perché quel nome racchiude tutta la storia della sua civiltà. Qui si formò l’antica lingua che prese nome dal Latium, penetrata e diffusa nel mondo, anche oltre le strade e le rotte del bacino mediterraneo. Il latino si affiancò alle preesistenti tradizioni letterarie e, con il tempo, prese assoluto predominio in Occidente, dando origine alle diverse lingue neolatine. E in ogni direzione la civiltà romana volle esprimersi con fattiva sollecitudine, specie attraverso memorabili opere pubbliche e realizzazioni monumentali.
Data pubblicazione
01/11/2003