Il libro contabile di bordo detto “Salariato” della Girarda-San Nicolò, nave da mercanzia che veleggia attorno alla penisola tra la laguna e il porto di Cagliari, offre al lettore la possibilità di dare uno sguardo diverso ad alcune caratteristiche della navigazione commerciale veneziana, dal momento che qui non si tratta della navigazione nobile e affascinante delle galee raggruppate nelle mude dirette ai porti del Levante o che sfidavano le onde dell’Atlantico, bensì di quella più umile – ma non per questo meno vitale per i veneziani – delle cocche e delle altre navi tonde che facevano la spola tra i porti dell’Adriatico e del Mediterraneo. Il “Salariato” e i documenti di corredo qui pubblicati offrono così molte conferme e non poche sorprese per la storia dei costumi marinari e dei modi della loro registrazione, anche al fine di una più ampia comprensione della gestione di un elemento “fisso” del venture capital nel tardo Cinquecento. In quell’epoca si può vedere già l’operare della “economia mondo”: una nave o galeone costruita a Lubecca attorno al 1590, venduta a Venezia nel 1594 ad un nobile veneziano e ad un mercante fiammingo, dotata poi di un equipaggio veramente internazionale, con marinai provenienti da tutta l’Europa, da Lubecca a Malaga, dall’Irlanda, due cartografi membri dell’equipaggio muteranno il proprio cognome da O’Doran in Doria, alla Grecia, oltreché, ovviamente, da Venezia. Con un saggio di Stefano Piasentini
Data pubblicazione
01/11/2012