Se chiedete a cento sardi com’è la Sardegna, novanta vi risponderanno che la Sardegna è diversa. Inutile obiettare che, a suo modo, ogni paese del mondo è diverso. La sensazione di una diversità fa parte integrante dell’immagine che i sardi hanno di sé e della propria terra. A giustificarli ci sono la geografia e la storia. La geografia: la Sardegna è un’isola, e l’insularità marca fortemente il destino di ogni isola e agisce robustamente, nei secoli, sul carattere della gente che ci abita. La Sardegna è la più «periferica» delle isole del Mediterraneo, in particolare del Mediterraneo occidentale. Il canale che divide la Sicilia dal continente è una manica di lago, ma per la Sardegna la costa più vicina è addirittura quella africana: da Capo Teulada a Biserta ci sono centocinquanta chilometri, ce ne sono duecentotrenta da Olbia alla costa tosco-laziale, trecentocinquanta fra la Gallura e la Liguria, cinquecento fra Alghero e le coste di Catalogna. Così l’insularità porta anche isolamento. Lucien Febvre insegnava tanto tempo fa che ci sono due tipi di isole, l’isola-carrefour e l’isola-conservatoire. L’isola-crocevia è quella in cui le correnti della civiltà s’incontrano e magari anche si scontrano, ma animando un’accelerazione delle culture che vi si sono insediate; l’isola-deposito resta ai margini di queste grandi correnti, che la lambiscono alla lontana, anzi quasi la evitano, sicché i tempi della storia vi si depositano come una lenta polvere. La Sicilia è un’isola-crocevia, la Sardegna un’isola-deposito, diceva lui stesso. In grande formato la Sardegna come non l’avete mai vista. Con immagini che si aprono fino a 2 metri
Data pubblicazione
01/01/2010