Ci sono isole di verde. Sparse. In qualche modo trascurate e dimenticate. Faticosamente sottratte alla stupidità. Costituiscono un Arcipelago Verde entro il quale la navigazione è affascinante e densa di sorprese e di ostacoli. È un universo nel quale ci si può perdere dimenticando i dettagli dell'altro universo, più cialtrone e luccicante, in cui di tanto in tanto si deve pur ritornare. Al suo interno foglie, rami, fiori e non fiori. Bestie, grandi, piccole, bizzarre. Roba che vola, che striscia o che salta; che mormora, spunta, fiorisce e sfiorisce e, soprattutto ... che si nasconde. Dagli sguardi indiscreti. Quello che ti guarda ti mangia. E se anche non ti mangia subito, se continua a guardarti, prima o poi lo farà. Che bocca grande che hai. .. E cose che diventano case, nascondigli, gallerie, speroni e protuberanze. Posti da cui guardare o in cui non farsi guardare. Nel verde. O nel buio. Talvolta nel giallo e nel rosso. Colori minacciosi. Ricette di paura. Colori per non farsi mangiare. Solo assaggiare e poi risputare. E colori da cui guardare senza essere visti. Per sembrare una foglia in un mare di foglie. Un fiore in un popolo di fiori. Per mangi arti meglio ... Che occhi grandi che hai ... E grandi occhi fasulli, per far finta di guardarti, occhi cattivi e minacciosi per impaurire altri cattivi piccoli e paurosi. Un mondo di maschere. E di confusione. Piacevole. Di foto confuse e appannate. Dove chi sta fermo si muove e chi si muove non batte ciglio. Dove disintegrare la nostra noia quotidiana La nostra paura quotidiana Per incontrare i nostri santi quotidiani.