Nell’opera viene descritta, attraverso una sintesi storica, l’evoluzione dei sistemi protettivi che da sempre sono stati attuati con l’intento di proteggere dal degrado i materiali degli scafi delle navi. In particolare vengono evidenziate le problematiche arrecate dagli organismi marini quando si insediano sull’opera viva. La loro presenza aumenta, infatti, il peso e la rugosità dello scafo incidendo pesantemente sulla velocità e sull’integrità dell’imbarcazione. In epoca più recente, subentrando il ferro al legno, si è passati dalla disgregazione del materiale per opera di esseri viventi a quella per corrosione dell’acqua di mare. Il problema degli insediamenti biologici è rimasto invece immutato. Le descrizioni vengono integrate dal riporto di brani tratti da antichi testi che, a guisa di memoria storica, arricchiscono il contenuto. Sono state inserite brevi descrizioni sugli organismi incrostanti gli scafi, sullo sviluppo di pratiche protettive, sull’attività di carenaggio e sulla formulazione delle pitture. Questa esposizione trova spunto iniziale nella zattera come prima macchina per navigare, nella zattera come strumento per la manutenzione degli scafi e si esaurisce nella zattera come mezzo scientifico per sperimentare le pitture anticorrosive ed antivegetative. Le pitture infatti, nonostante i problemi d’impatto ambientale non ancora completamente risolti, si sono rivelate, in ultima analisi, elementi decisivi per l’odierna protezione dei materiali dalla corrosione dell’acqua di mare e dall’insediamento degli organismi marini. L’opera è il risultato di una ricerca su varia documentazione reperita presso biblioteche universitarie, CNR, musei storici navali, archivi di colorifici genovesi, siti internet e soprattutto presso l’archivio dell’Istituto di Scienze Marine di Genova del CNR.
Data pubblicazione
01/11/2009