Voglia di rischiare, voglia di vincere, voglia di superarsi e di rimettersi sempre in gioco e in discussione, impegnato in una sfida continua che lo vede misurarsi non solo con gli altri - nello sport come nella vita - ma soprattutto con se stesso. Ecco chi è Paul Cayard, lo skipper del Moro di Venezia che ha fatto sognare milioni di italiani durante l'ultima America's Cup, nelle regate appassionanti contro i mitici all blacks di New Zealand e i veterani di America 3. Uno spettacolo affascinante anche per chi di vela sapeva poco o niente: un'avventura che ha occupato pagine e pagine dì riviste e quotidiani, sportivi e non, trasmessa in diretta dalla televisione con un'audience altissima, commentata in accesi dibattiti radiofonici. E, a poco a poco, ecco imporsi all'attenzione generale l'uomo che era il protagonista principale (per l'immaginario collettivo addirittura l'eroe) di quella magnifica impresa: Paul Cayard. Se ne ammiravano la perizia tecnica, la fredda prontezza con cui decideva in pochi secondi che cosa si doveva fare, l'abilità nel condurre un'imbarcazione che era, al tempo stesso, un sogno e un prodigio della tecnologia, la capacità di essere il leader carismatico di un grande team. Eppure, più si parlava di Cayard, più si scopriva che di lui si sapeva molto poco: colpivano la sua apparente freddezza e impassibilità anche nei momenti più drammatici, la sua discrezione, il sapere misurare le parole senza cedere a facili trionfalismi, il non abbandonarsi all'entusiasmo o allo scoramento. In questo libro Paul Cayard ha deciso di parlarci di sé, di raccontare la storia di un uomo che intende la vita come una sfida in cui ha l'obbligo di dare sempre «il 110 per cento», perché nulla viene regalato e tutto deve essere conquistato...