“Una cosa è sicura: mai più ripartirò per un simile inferno”. Con queste parole, il 20 settembre del 1980, Gérard d'Aboville commentò l'impresa appena compiuta, che l'aveva reso celebre nel mondo: la traversata dell'Atlantico in solitaria su barca a remi. Undici anni dopo, d'Aboville torna sulle sue decisioni. A poco a poco, l'idea di ripetere la traversata di un oceano, l'idea di scendere di nuovo agli inferi, si è impadronita di lui. Ma questa volta l'oceano è il Pacifico. 11 luglio 1992, Gérard d'Aboville salpa dal porto di Choshi, in Giappone, unico passeggero del Sector, otto metri, seicentocinquanta chili a pieno carico. Destinazione: la costa dell'Oregon, che verrà raggiunta dopo quattro mesi e ottomila chilometri, al termine di una navigazione durissima, ricca di imprevisti, interamente condotta alle alte latitudini, lontano dalle rotte più frequentate dai mercantili. Solo è lo straordinario resoconto di quest'impresa. Monumento al coraggio e alla forza, ma anche al fascino dell'ignoto, è un diario fedele e, a un tempo, un'opera visionaria dove si specchia, rovesciata, l'immagine universale del bateau ivre. Ciò che ha fatto d'Aboville non è infatti misurabile solo in termini tecnici. È un simbolo della lotta, antica come il mondo, dell'uomo con l'immensità dell'altro: per sconfiggerlo o, forse, per farselo amico.
Data pubblicazione
01/01/1993