L`antica opera, col suo corredo straordinariamente suggestivo di disegni, di appunti, di mappe, di descrizioni, ci riporta il respiro di una grande stagione della civiltà mediterranea nella quale l`uomo dei Seicento, sulla spinta di un incontenibile entusiasmo per la conoscenza e di una non ancor spenta passione per la scoperta, forzava i limiti del vecchio mondo e tracciava i confini della nuova Europa. E` il quadro del Mediterraneo come usciva dalle memorie di Alonzo De Contreras, un mondo a sé dai confini fluidi, attraversato da un popolo del mare dalle mille razze e dalle mille lingue, con le cento popolazioni delle coste che si mescolano in un turbinio di scambi e di scontri, di scorrerie piratesche e di insediamenti violenti, di razzie e di traffici di merci e di uomini. Una piccola guerra, come scriveva E Braudel ne La Méditerranée et le monde méditerranéen, poco individuabile nella molteplicità degli episodi" che investe soprattutto le regioni del sud d`Italia, "costeggiate da navi sospette, naviganti di notte lungo le coste, a lumi accesi"........In questo universo dagli incerti confini, magmatico come ogni stato nascente, tra acqua e terra, si va formando la nuova identità storica del Mediterraneo. Tra riva e riva, tra ponente e levante, tra oriente e occidente corre un`umanità indistinta da secoli, se non per le dominazioni che ne hanno segnato il lungo corso. Il mare univa popoli che la storia ha diviso. Turchi e cristiani, Africa ed Europa, Oriente e Occidente. E nell`Adriatico più stretto, dove il Salento guarda le montagne albanesi, la nostalgia per l`unica patria mediterranea è ancora più struggente. Qui dove tutto ci parla di attraversamenti, di incontri, di migrazioni, di culture e di sentimenti comuni, la storia, anche recente, più forti ha scavato i suoi confini. Qui è passato lo scontro tra Islam e Cristianità; qui si è consumato l`ultimo capitolo del conflitto che ha opposto per secoli oriente e occidente. I porti, dunque, diventano simboli e metafore della irrisolta ansia di incontro e di condivisione che ci portiamo dentro, soglie, limina di una casa comune, varchi di un attraversamento senza confini, luoghi di rifugio e consolazione per chi arriva con sulle spalle il fardello delle sue tragedie, luoghi di ritorno nella memoria antica di terre a cui sappiamo di essere un tempo appartenuti. Un sentimento dilatato e mobile dell`identità. Non quella che abbiamo creduto di costrui- re nei confini delle nostre coste, nelle trincee della nostra storia. Da questi porti, aperti come porte, passa oggi il corso di una nuova libertà.
Data pubblicazione
01/12/2002