Nel corso della storia le carte geografiche hanno modellato la nostra visione del mondo e il posto che vi occupiamo. In questo brillante libro, Jerry Brotton sostiene che, lungi dall’essere meri strumenti della scienza, le mappe del mondo sono inevitabilmente descrizioni parziali e soggettive, intimamente legate ai sistemi di potere, all’autorità e alla creatività di tempi e luoghi particolari. I disegnatori di mappe non si limitano a raffigurare il mondo, lo costruiscono sulla base delle idee vigenti nella loro epoca. Questo libro analizza il significato di dodici mappe del mondo, a partire dalle rappresentazioni della storia antica e per finire con le immagini satellitari contemporanee. Ricrea vividamente gli ambienti e le circostanze in cui queste carte sono state create, mostrando come ciascuna di esse trasmetta un’immagine estremamente personale del mondo: la prospettiva cristiana centrata su Gerusalemme della mappamundi di Hereford del quattordicesimo secolo; la più antica mappa coreana che mostra la terra intera, compresa l’Europa; la prima autentica visione del mondo globalizzato del portoghese Diogo Ribeiro agli inizi del sedicesimo secolo; la proiezione negli anni settanta del Novecento che aveva l’ambizione di dare uguale dignità al “terzo mondo”; e il pianeta secondo Google. Brotton rivela come ogni mappa abbia tanto influenzato quantoriflesso gli eventi contemporanei e come, leggendole, si possano meglio comprendere le civiltà che le hanno prodotte. Sebbene il modo in cui mappiamo ciò che ci circonda stia cambiando di nuovo sensibilmente, secondo Brotton le carte di oggi non sono da considerarsi più definitive o oggettive di un tempo: continuano a ricreare e mediare la nostra concezione del mondo. Dopo aver terminato questo libro, i lettori non potranno più guardare a una mappa come prima.
Data pubblicazione
01/09/2014