Tai Ki è parola cinese e significa «Il Grande Tutto». Con questo nome fu battezzata la giunca lunga venti metri con cui otto uomini ardimentosi, appartenenti a sei Paesi diversi, intrapresero, nel 1974, un viaggio avventuroso attraverso l'Oceano Pacifico. Lo scopo dell'impresa, organizzata dall'autore insieme con Arno Dennig e a CarI Frederik Grage, era quello di dimostrare che le imbarcazioni primitive erano in grado di attraversare l'Oceano dall'Asia sudorientale all'America e che era pertanto possibile che la civiltà asiatica avesse influenzato le antiche civiltà paleoamericane. Occorreva ritentare la prova nelle identiche condizioni; la barca fu, perciò, costruita su un antico modello storico, risalente all'epoca di Cristo. Con quel guscio di noce c'erano da superare 12.000 chilometri di Oceano senza mai toccare terra; c'era da attraversare la fascia dei tifoni a est del Giappone; c'erano da combattere bufere spaventose; e bisognava far fronte a un'infinità di pericoli, dai venti contrari alle malattie, dalle avarie alle teredini (i terribili molluschi perforatori, che, ridotta l'imbarcazione a un colabrodo, costrinsero gli uomini ad abbandonare la "Tai Ki", dopo 115 giorni di viaggio, a meno di 2.000 miglia dalla costa americana). Nonostante il fallimento dell'impresa, lo scopo scientifico fu tuttavia raggiunto. Scrisse Thor Heyerdal all'autore, commentando il viaggio della "Tai Ki ": «Siete arrivati abbastanza vicini alla costa per comprovare la possibilità di una navigazione diretta dalle acque indonesiane all'America».
Data pubblicazione
01/11/1978