In tutte le rievocazioni delle battaglie navali che ebbero per protagoniste le flotte romane, gli storici coevi non mancano di evidenziare il ruolo sostenuto dalle artiglierie di cui erano dotate. Logicamente si trattava di anni a propulsione elastica o meccanica ma, sullo loro concrete caratteristiche tecniche, sulle loro effettive connotazioni strutturali e sulle loro verosimili prestazioni balistiche, le stesse fonti divengono straordinariamente laconiche quando non reticenti. E, fenomeno persino più emblematico, le rappresentazioni iconiche delle quali il mondo romano ci ha lasciato uno sterminato repertorio , dagli affreschi ai bassorilievi, dai vasi alle monete, pur tramandandoci un dettagliatissimo almanacco di navi da guerra , tralasciano qualsiasi accenno alle macchine da lancio di cui erano ampiamente dotate. Molte le allusioni , rare le descrizioni scritte o iconiche, rarissimi i reperti: più che una realtà tecnologica sembrerebbe trattarsi di una chimera militare! Un'attenta indagine nei trattati greci mai tradotti , una minuziosa ricognizione fra i reperti archeologici mai interpretati, un'accorta rassegna fra le immagini astruse di qualsiasi natura mai decifrate e, non ultimo, una verifica sperimentale ha permesso di far finalmente luce su quella sorta di antesignano segreto militare. Una ricerca condotta con la sensibilità dell'umanista e la competenza del tecnico.
Data pubblicazione
01/05/2007