Vi sono rari romanzi che riescono a immergerci totalmente in un luogo di cui tutto ignoriamo all’inizio e che presto diventa parte incancellabile della memoria, come se ci fossimo in qualche modo vissuti: Tuo è il regno è uno di questi. Il luogo dagli oscuri confini, qui chiamato l’Isola, è una tenuta alla periferia dell’Avana, composta dall’Aldiquà, un insieme di edifici fatiscenti, porticati e cortili, e dall’Aldilà, un giardino lussureggiante in cui molti si sono addentrati senza farne ritorno. Siamo nelle ultime settimane che precedono la rivoluzione cubana. L’atmosfera è carica di tensione, sospesa. Ma solo per allusioni veniamo a sapere qualcosa di ciò che sta accadendo, perché l’Isola è anzitutto un mondo autosufficiente, dove appaiono e scompaiono, come attraversando un palcoscenico, personaggi che subito ci incantano: lo zio Rolo, proprietario della raffinata libreria Eleusis e soggiogato dalla passione per il sanguigno marinaio Sandokán; Casta Diva, cantante d’opera frustrata con un marito muto, una figlia deforme e un figlio ritardato; la Contessa Scalza, sorta di Cassandra che vaga per il patio profetizzando catastrofi imminenti; la señorita Berta, maestra zitella con una madre novantenne che dorme da anni mentre lei legge frugandosi nel naso, bevendo tiglio freddo e sentendo su di sé lo spietato sguardo di Dio; Mercedes e Marta, due sorelle che si odiano e che si sono entrambe create una propria realtà immaginaria; il Ferito, bellissimo giovane rinvenuto trafitto di frecce nell’Aldilà; Miri, la bambina costretta dal padre alla prostituzione e che suscita ardenti desideri e tormentosi sensi di colpa in Lucio, il giovane dandy che ama passeggiare di notte per L’Avana...
Data pubblicazione
01/01/1999