Giuseppe Barbera, uno dei massimi storici della botanica italiani, si è molto occupato della tradizione agricola mediterranea, della sua storia e dei paesaggi che ha plasmato nel corso dei secoli. In questo libro entusiasmante e molto suggestivo, finalmente ripubblicato secondo il progetto originale, cioè corredato da un ricco apparato iconografico, Barbera racconta gli alberi da frutto in Italia, dalle limonaie del Garda ai giardini rinascimentali, dalla Conca d’Oro alle pendici dell’Etna, anche con l’aiuto delle parole di grandi letterati – Pascoli, Gadda, Pavese, Shakespeare, Woolf, Montaigne, Flaubert e molti altri – e con le immagini dei maestri dell’arte che da queste meraviglie arboree hanno tratto ispirazione. La storia degli alberi da frutto, nel corso dei secoli si è intrecciata con quella dell’uomo e delle forme del suo abitare, nei giardini romani, in quelli dell’universo islamico, in quelli rinascimentali. Dall’incontro con le antiche culture asiatiche e, successivamente, con la sconosciuta natura americana, si è arricchita di specie e di tecniche. L’albero da frutto, con le sue funzioni produttive, ambientali, estetiche ed etiche, sarà protagonista del paesaggio mediterraneo anche quando, scrive Barbera, “con la rivoluzione agraria e sociale del XIX secolo, dagli ambiti circoscritti di un giardino, passerà a quelli ampi delle colline e delle pianure fino ad arrampicarsi, su suoli resi piani dai terrazzamenti, lungo i fianchi delle montagne. Il giardino si espande come ‘esteticità diffusa’ nei grandi spazi del paesaggio agrario. Il paesaggio del giardino mediterraneo resisterà, pressoché intatto nei secoli, fin quando, poco più di cinquanta anni fa, alla crisi dell’agricoltura tradizionale, all’abbandono delle campagne, si aggiungerà la devastazione estetica e produttiva del paesaggio”. Con questo libro Barbera vuole riaffermare la grande importanza degli alberi da frutto del Mediterraneo, “perché, nell’uso dei loro prodotti, nelle funzioni che hanno assolto, nei sentimenti che hanno ispirato si possono trovare buone ragioni per difenderli, dove ancora esistono, o per piantarli (...) per ribadire, la necessità di conservare, anche con gli alberi da frutto, quel sapere e quel sentire che costituiscono l’identità mediterranea”.