Il prezioso volume corona a nove anni di distanza dall’ultima edizione tedesca, un progetto storiografico di grandissimo spessore. La straordinaria ricerca portata avanti dal professor Armin Wolf, durata circa quarant’anni ed effettuata in tutto il Mediterraneo centro-occidentale, rivoluziona l’approccio all’Odissea considerandola un vero e proprio testo di storia elaborato in versi piuttosto che una “semplice”, per quanto sublime, opera poetica. E quindi, grazie ad una serie di geniali intuizioni, confortate da ricerche approfondite e dall’analisi di innumerevoli fonti, l’Odissea di Omero, concepita nell’VIII secolo avanti Cristo, diventa il primo documento storico, frutto di un viaggio reale e puntualmente raccontato, che pone al centro del suo interesse la Calabria, la Sicilia, lo Stretto di Messina, l’Istmo di Catanzaro, le attuali Isole Eolie che l’Autore preferisce denominare Lipari, Malta, il Mediterraneo centrale e occidentale. Ulisse, fiaccato dalla perigliosa e lunghissima navigazione nel disperato ma tenace tentativo di rientrare in patria dopo aver combattuto a Troia, naufraga nel Golfo di Lamezia Terme, alla foce del fiume Amato. Soccorso da Nausicaa, Ulisse raggiunge a piedi la reggia dei Feaci, a Tiriolo, da dove si possono osservare i due mari, lo Jonio e il Tirreno, e i due porti. Racconterà le sue epiche peripezie a re Alcinoo che lo aiuterà, fornendogli un’imbarcazione, a rientrare a Itaca. Ulisse, che prima del naufragio sulla costa tirrenica lametina aveva attraversato in direzione sud-nord lo Stretto di Messina, navigherà verso Itaca senza riattraversare in direzione opposta lo spazio d’acqua compreso fra Scilla e Cariddi. E qui Wolf risolve, individuando nell’Istmo di Catanzaro il luogo strategico dell’Odissea, una questione rimasta “appesa” per secoli: come aveva fatto il figlio di Laerte a ripartire in nave verso Itaca senza riattraversare lo Stretto di Messina? Ulisse, spiega lo storico tedesco, passa dalla costa tirrenica a quella jonica percorrendo a piedi, in due distinte tappe, l’Istmo di Catanzaro, largo poco più di 30 chilometri. L’eroe omerico salpa dalla foce del Corace, nel Golfo di Squillace, dove giunge a piedi partendo da Tiriolo, e con un’ormai sicura navigazione di cabotaggio raggiunge finalmente Penelope e Telemaco. L’Istmo di Catanzaro è la Terra dei Feaci, ricca, ospitale e civile, con un’agricoltura fiorente, memoria degli evoluti popoli pre-ellenici che abitarono la Calabria; lo Stretto di Messina con i suoi “miti” conserva il racconto di un devastante terremoto-tsunami; la Sicilia e le Isole Eolie, così come l’antica Calabria, ritrovano una centralità storica che può essere posta a fondamento di una rinascita economico-sociale basata sulla massima valorizzazione delle risorse culturali, archeologiche, ambientali, turistiche. Secondo Wolf l’Odiessa di Omero “introduce” quella che da lì a breve sarebbe diventata la gloriosa stagione della Magna Grecia, con l’arrivo stabile dei coloni ellenici. Prima di naufragare sulle coste tirreniche della Calabria, provenendo da Malta, Ulisse, sempre secondo la ricostruzione fatta da Wolf, compie quasi il periplo della Sicilia. L’Autore cita diversi luoghi dell’antica Trinacria: Capo Lilibeo, Stagnone di Marsala, Rocca di Erice, piana di Trapani, Mozia, Ustica (isola di Circe), Himera, Palermo, Stretto di Messina, Cariddi, Capo Peloro, Messina, Etna, Isole Lipari (con l’isola di Calipso), Panarea, Stromboli. Sicilia e Calabria diventano quindi i luoghi centrali del viaggio di Ulisse descritto nell’Odissea di Omero.