Manca un mese a Natale del 1896 quando il porto d’Amburgo, il più importante d’Europa, si arresta, immobilizzato dallo sciopero degli scaricatori che rivendicavano minimi aumenti salariali e migliori condizioni ambientali. Lo spettacolo della darsena, bloccata da 400 navi diventate tanti «vascelli fantasma», era impressionante. In quella cornice di entusiasmo internazionale, cui partecipano i lavoratori dei principali porti europei, nonché il Partito socialista italiano e il neonato “Avanti!”, filtra la notizia che il 18 gennaio 1897 anche «a Civitavecchia numerosissimi operai addetti allo scarico della terra si sono posti in sciopero per la troppa esigua mercede: hanno venti centesimi per ogni tonnellata!». Era l’inizio dello sciopero degli scaricatori del maggior scalo della Capitale che, nonostante la sorveglianza delle autorità di polizia e grazie alla esaltante solidarietà della popolazione, avrebbe prodotto una significativa vittoria. Così, il mattino del 6 febbraio, dopo venti lunghi giorni, il lavoro riprendeva. Tra le conquiste rivendicate, prima ancora dei nuovi aumenti, i facchini del porto posero l’impegno, da parte dei trasportatori, di trattare esclusivamente con una società che li rappresentasse. Sicché il 29 marzo 1897, alla presenza di 66 soci sottoscrittori, veniva approvato lo Statuto della Società Anonima Cooperativa fra i Facchini del Porto, quello stesso cui s’ispira la attuale Compagnia Portuale di Civitavecchia. Due mesi dopo, il 20 maggio 1897, i soci della Cooperativa prendevano possesso e inauguravano la sede: un evento che, ancor oggi, a distanza di 126 anni, la Compagnia Portuale celebra e festeggia come data della sua fondazione. Nella memoria degli abitanti e della classe operaia di Civitavecchia il leggendario capitolo delle venti giornate che, nel lontano 1897, avevano bloccato il cuore dell’intera città, ha costituito il punto d’avvio d’una tradizione di lotta vittoriosa. Civitavecchia si alimentò fortemente della combattiva eredità dei suoi portuali, molti dei quali troviamo in prima fila a costituire nel 1921 le squadre degli “Arditi del Popolo” e opporsi allo squadrismo fascista. Ed è davvero indicativo che, il 2 marzo 1943, nella lista dei ‘sovversivi’ indicati dal duce, comparissero ancora i nomi di tanti ‘braccianti portuali’ sul cui esempio s’era formata l’intera generazione dell’antifascismo clandestino e dei confinati politici. Di tutti coloro che, nei tormentati anni della ricostruzione postbellica, avrebbero avviato il difficile processo di convivenza civile e di composizione democratica.
Data pubblicazione
10/12/2023