In possesso di un'esperienza piu che superficiale nello sport della vela, l’A. si senti spinto, tuttavia, a partecipare alla Regala transatlantica in solitario del 1968, con la strana convinzione di poterla vincere. Cosa ancora piu strana, trovò un eccellente progettista di yacht e una grande società internazionale che presero tanto sul serio la sua aspirazione da provvedere, rispettivamente, a disegnargli la barca adatta e a finanziare l'impresa. Ed effettivamente, vinse. Giovane inglese della nuova generazione, uscito da Oxford, l'A, aveva affrontato la prova cçm un presupposto psicologico abbastanza aggrovigliato e uno slato d'animo inconsueto, non tradizionale. Tra la sua figura, la sua mentalità, e quelle del vincitore dell'edizione 1964 della stessa regata, Tabarly, si nota un vero e· proprio salto: una frattura. Nessuno degli appassionati di vela secondo la grande tradizione marinara potrebbe dire, come dice l'A., a regata vinta: “Una cosa era certa: non appena varcato il traguardo il Lipton sarebbe appartenuto al passato e questa splendida barca non avrebbe piu esercitato su di me alcuna attrazione ...”. In tutti i campi di attività vediamo oggi manifestarsi atteggiamenti analoghi; ma certo è questa la prima volta che ciò accade nello yachting. Non è senza significato che l'A. abbia stabilito la sua tattica di corsa con l'aiuto determinante di mezzi quali la radio e un cervello elettronico che, a Londra, elaborava per lui i dati meteorologici. Eppure, dietro a tutto ciò, si scopre che le cose cambiano solo in superficie, nel modo di pensarIe o riferirle, ma che la presenza dell'uomo alle prese col mare è in realtà sempre la stessa.