Il mare non bagna Napoli? Un'immagine letteraria divenuta motivo ricorrente e a volte fuorviante. Invece è certo che «il mare bagna» il golfo di Napoli, le sue coste e le sue isole, da cui negli ultimi secoli sono nati gruppi armatoriali di dimensione nazionale e internazionale. Le ricerche presentate in questo volume contribuiscono a mettere in luce che le professionalità e l'imprenditorialità marinare dell'area napoletana e dintorni hanno le loro radici nel Settecento, grazie al risveglio civile ed economico e alle riforme promosse da Carlo di Borbone. Già in età vicereale i velieri costruiti sulle spiagge di Procida e della Penisola sorrentina collegavano i porti pugliesi con Napoli, per assicurare i rifornimenti annonari a una città che nel Mediterraneo per popolazione era seconda solo a Istanbul. I mutati equilibri politici nel Mare nostrum e il riordino legislativo del comparto marittimo, avviato dalla monarchia borbonica, permisero al regno di affrancarsi dal naviglio straniero nel commercio marittimo interno e consentirono ai più intraprendenti equipaggi napoletani di inserirsi su tutte le rotte mediterranee, per esportare i prodotti agricoli delle province meridionali, e di inoltrarsi oltre Gibilterra verso i porti del Nord Europa e verso le Antille. Il ritorno di Napoli al ruolo di capitale e la presenza di corte e governo contribuirono in maniera determinante allo sviluppo delle imprese armatoriali dei centri marinari del Golfo, ai cui equipaggi furono affidati tutti i trasporti per la regia Corte, il sovrano e la sua famiglia. Ciò non sarebbe stato possibile se non vi fosse stata una città come Napoli: antica sede universitaria, ai cui stimoli culturali si dovettero i progressi conseguiti nell'istruzione nautica, e da sempre sede di una rete di agenzie commerciali, napoletane e straniere, in grado di collocare merci e noli sul mercato internazionale.
Data pubblicazione
15/06/2019