Il fatto che amichevolmente mi chiamino lo storico dell'Artiglio è tutto da ridere, chiosa Boris Giannaccini, cui mi lega un antico sodalizio, in una sua recente lettera. E continua, per spiegarmi questa storia leggenda marinara e il suo appassionato interesse per la saga dell'Artiglio, riconoscendo di aver “semplicemente approfondito con grande curiosità, è un mio difetto!, questo periodo storico, che in parte si sovrappone all'epoca della vela e che tanta gloria ha dato ai cantieri viareggini”: una frase dove quel semplicemente, unito alla curiosità difetto, lascia trasparire, al di là della battuta di spirito, tutta la modestia, ma anche la grande professionalità, del giornalista ricercatore. Un titolo meritato, dunque! Soprattutto se si pensa che Giannaccini ha anche fatto parte del primo gruppo di rotariani del Rotary Club Viareggio Versilia che ha dato vita, nella primavera del 2001, al Premio Internazionale Artiglio, assegnato con cadenza biennale a personaggi meritevoli per attività e studi legati al mondo subacqueo e giunto quest'anno alla sesta edizione, e del CdA della Fondazione Artiglio Europa, istituita dal 2004 per occuparsi esclusivamente del Premio e delle manifestazioni collaterali, quando l'evento ha acquisito rilevanza internazionale. Lo studio di Giannaccini, solidamente basato sulla letteratura d'argomento, in particolare la lettura degli articoli per il Times di Londra del cronista David Scott, unico giornalista ammesso a bordo del primo e secondo Artiglio, ci offre uno spaccato sulle gesta autentiche della scuola palombaristica viareggina, negli anni '30 del secolo scorso famosa nel mondo. Con una prosa lineare e un linguaggio neutro, come si addice a questo tipo di testo, ma sostenuti da una rigorosa indagine storico-scientifica, si ricostruiscono nei dettagli le imprese, gli eroismi, le tragedie che si sono abbattute sulla nave-recuperi e, di riflesso, sugli uomini-palombari viareggini che hanno fatto parte dei suoi equipaggi. E primo fra tutti Alberto Gianni 1891-1930, grande innovatore delle tecniche subacquee, indiscusso e prestigioso eroe degli alti fondali, cui la sua città, "capitale morale dei lavoratori degli abissi", intitola oggi, riconoscente, il Museo della Marineria. Fabio Flego