Quando Leonardo Fusco, amico di mio fratello Pelos che già mi aveva raccontato sue imprese sottomarine, è venuto a trovarmi e mi ha chiesto di dare il benvenuto a questo libro, ho risposto con una certa esitazione come faccio empre in questi casi. Mi è però subito piaciuto l’uomo per la sua innocenza, la sua spontaneità, la passione che metteva in quel che mi diceva, e questa prima impressione mi è stata confermata dopo dalla lettura del suo libro. Man mano che andavo avanti mi sentivo sempre più conquistato dal racconto fino a pensare, in certi momenti, che era avvenuto una specie di miracolo perché il pescatore di corallo si era trasformato in uno scrittore e che lo scrittore era perfino più bravo del pescatore. Sì, ora posso confermarlo: questo è un libro pieno di vita e di inconsapevole poesia, un libro che ci fa assistere non solo allo spettacolo del mare sopra e sotto, nelle sue trasparenze e nelle sue magiche profondità, ma è anche il ritratto di un uomo che sente di avere una missione, che ha trovato nel mare il suo elemento e la sua ragione di vita, il suo lavoro e il suo sostento, il legame che lo unisce ad altri uomini come lui associati nella stessa impresa, l’occasione di affrontare disagi e pericoli anche mortali, e infine l’amore di una donna. Il motivo che ha spinto Fusco a scrivere è stato il desiderio di denunciare al mondo, come un vero e proprio crimine con la Natura, la scomparsa dalle acque del Tirreno del corallo rosso, il più pregiato, quello che si trovava fino a pochi anni fa sulle coste orientali della Sardegna. La scomparsa dovuta alla pesca indiscriminata fatta dalle “coralline” col pesante “ingegno” di ferro che strascicato sul fondo tutto devasta come un bulldozer e seppellisce nel fango è un danno irreparabile. Ormai il crimine è consumato, la pesca con l’“ingegno” non si fa più perché non è più redditizia, ma Leonardo Fusco in questa nuova e più avanzata stagione della sua vita ha avuto come una crisi di coscienza. Se negli passati aveva pescato anche lui (ma con le mani e con il fiato dei suoi polmoni) ora per riparare ha iniziato una campagna per il ripopolamento dei banchi e ha fatto diversi tentativi non tutti fortunati in questa direzione, coinvolgendo studiosi e biologi marini e chiamandoli in suo aiuto. Tutto questo è all’origine, è la motivazione interna del libro. Ma quel che voglio dire è che al di là di queste pur lodevoli intenzioni il libro è bello di per sé, perché vive di vita propria e si legge come un racconto autobiografico che inizia dall’adolescenza quando l’autore usciva per mare la notte con i pescatori alla pesca con la lampara e ne condivideva le fatiche e le antiche abitudini o quando audacemente si immergeva in apnea e passava sotto l’arco da cui arrivava la luce che invadeva la Grotta Azzurra di Palinuro provocandone i riflessi, fino a quando dopo aver navigato dai Caraibi al mar del Giappone, dal Marocco alla Tunisia, sempre alla ricerca del corallo, conclude la sua affascinante avventura e la descrive in questo libro. Al quale auguro molti lettori e molta fortuna.
Data pubblicazione
01/06/2011