Come un piatto tutto sommato povero, consumato nell’antichità da popolazioni nomadi del Sahara è diventato un cibo condiviso fra le due rive del Mediterraneo? Di ampio consumo oggi, approdato nei menù di ristoranti di mezza Europa e arricchito con ricette di chef creativi, il couscous circola liberamente fra le due sponde del mare nostrum. Un esempio di come il cibo possa segnare, al tempo stesso, una linea che separa gusti e palati ma anche una frontiera facile da varcare, senza pagare dazi simbolici ai custodi intransigenti delle identità culturali pensate, perciò, come irrimediabilmente diverse e incompatibili fra loro. La storia del couscous, dalle origini berbere sino alle modulazioni e agli innesti che ha subito, grazie alle felici contaminazioni sia con la cucina ebraica sia con l’arte culinaria italiana, ci insegna come questo cibo, che per secoli ha identificato gran parte le genti del Maghreb, sia riuscito a far sedere attorno allo stesso tavolo persone di fede e di culture differenti, adattandosi ai loro diversi gusti e precetti alimentari. Un piatto senza frontiere.
Data pubblicazione
25/02/2022