Può il mito contribuire alla conoscenza della realtà? Può essere paragonabile alle pratiche scientifiche? Lo si deve piuttosto confinare nel nebuloso universo delle stravaganze fiabesche? Partendo da alcune significative posizioni filosofiche (Cassirer e Schelling), il libro analizza tali interrogativi prendendo come caso di studio il mito delle Sirene. Tra Sette e Ottocento, le affascinanti scoperte delle spedizioni scientifiche portano a una ‘naturalizzazione’ delle «fanciulle caudate» individuando nei lamantini - mammiferi acquatici simili a foche - l’esponente zoologico che avrebbe ispirato le storie mitologiche. L’equivoco va ricondotto alla conformazione del seno e al modo con cui le femmine allattano i piccoli mentre galleggiano in superficie. Ma se la scienza fa così luce sull’ambiguità tra fantastico e reale, la riduzione a mero oggetto scientifico priva il mito del suo valore simbolico. Recuperando la lettura psicanalitica d’ispirazione neoplatonica (Creuzer, Jung e Hillman) l’autore difende l’idea di un mito visto come rappresentazione dell’anima e la funzione che la filosofia può avere nel porsi come meditatrice tra la ricca eredità simbolica del passato e il tumultuoso mondo interiore che ancora oggi tutti ci muove. - Is myth merely a fairy-tale whimsy with no meaning? The author examines this question using Sirens as a paradigmatic case, moving from Schelling and Cassirer to arrive at the positions of Creuzer, Jung and Hillman. Myth is thus viewed as a representation of the soul, and philosophy offers its important mediating function between the rich symbolic legacy of the past and the tumultuous interior world that still moves all of us today.
Data pubblicazione
04/11/2017