Fecia di Cossato

asso dei sommergibili

Fecia di Cossato

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Sgarlato Nico


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Carlo detto Charlot era nato a Roma il 25 settembre 1908 e aveva seguito gli studi presso il collegio dei Padri Barnabiti Moncalieri, per poi entrare in accademia navale. Già allora si distingueva per il carattere socievole, i modi seri e riservati, ma soprattutto per l'integrità, che gli faceva odiare qualsiasi tipo di ingiustizia. L'11 luglio 1928 ebbe inizio il suo primo di incarico: guardiamarina sull’incrociatore Ancona. Servì poi sull'incrociatore pesante Trento e dal dicembre 1929 all’agosto 1930 fece la prima esperienza a bordo di un sommergibile, il Bausan, per poi imbarcarsi sul cacciatorpediniere Nicotera e sul piroscafo ausiliario Gange. Il 25 febbraio 1940 iniziò l'addestramento al comando di sommergibili sul Colonna, per poi servire sul Menotti, sul Bragadin, sul Settimo, ancora sul Menotti e, final-mente, sul Tazzoli, come comandante in seconda sull'Atlantico. Com'era consueto tra gli aristocratici e, si dice, anche tra i marinai, Carlo non era un fascista convinto, anzi, era ostile al nuovo regime nella misura in cui quest'ultimo era contrario alla monarchia. Evitò di prendere la tessera di partito più a lungo che poté, fino a che suo padre, dopo essersi reso conto che il figlio per due anni non aveva ottenuto alcuna promozione oltre il grado di tenente di vascello, non lo iscrisse a sua in- saputa, facendogli trovare la tessera durante una licenza e mandarlo su tutte le furie. Carlo vide ancora meno di buon occhio l'alleanza dell'Italia con Germania e Giappone - anche se la sua opinione in merito, è giunta a noi attraverso il ricordo di una frase goliardica: "Possibile che, nel mazzo, vadano a scegliere proprio i due più antipatici!" - e al suo rifiuto per la retorica fascista e la propaganda è legato un curioso episodio: Carlo, dopo la rivista navale H del 1938 in occasione della visita di Adolf Hitler a Napoli, finì in licenza per due mesi a causa del mal di fegato. Infatti, durante l'esibizione, i sommergibili erano stati mossi in modo da far credere che la flotta sottomarina italiana fosse molto più numerosa, e questo inganno a beneficio della reputazione militare del Paese fu sufficiente a causare a Carlo, che odiava le ingiustizie e le falsità, un travaso di bile. In realtà, poi, quella della parata navale H non era neppure una messa in scena totale, visto che la flotta subacquea della Regia marina era effettivamente piuttosto consistente. Nonostante le sue convinzioni politiche, prese parte a due missioni sottomarine dell'intervento italiano in appoggio all'insurrezione nazionalista contro il governo spagnolo, e una volta che l'Italia fu in guerra, la lealtà alla nazione e alla corona prevalse su ogni altro sentimento e imparò a rispettare i tedeschi per la loro perizia con i sommergibili, ma senza mai averli in simpatia. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Carlo comandava il Ciro Menotti e, con questo battello, effettuò dal 21 al 27 giugno 1940 un pattugliamento nel Mediterraneo orientale presso l'area di Gaudo, in coppia con il sommergibile Luciano Manara agli ordini di Salvatore Todaro, anche lui futuro eroe di Betasom. Dal 9 all'11 luglio pattugliò le acque tra La Galite e Tunisi, e dal 27 ottobre al 3 novembre partecipò allo sbarramento dell'isola di Kupho (Creta), che prevedeva lo stazionamento fisso del sommergibile, secondo la teoria dell'epoca. Il Menotti difese il Golfo di Taranto in quattro missioni a ottobre 1940, poi per Fecia di Cossato fu il momento di lasciarlo per imbarcarsi ufficiale in seconda sul Tazzoli, di base a Bordeaux. Sul Tazzoli, Carlo servì quasi sempre al fianco di Antonio Maronari, le cui memorie sono la principale testimonianza in lingua italiana dell'esperienza di Betasom e una cospicua fonte di dati su Fecia di Cossato. È però un altro veterano dei sommergibili Angelo Longanesi Cattani, a fornirci il punto di vista di Fecia di Cossato sulla guerra. Nei suoi ricordi, pubblicati proprio come prefazione alle memorie di Maronari, Longanesi attribuisce a Fecia di Cossato l'inamovibile convinzione che l’Italia avrebbe perso la guerra e la stoica volontà di combattere comunque al massimo delle proprie forze, per senso del dovere. Maronari descrive Carlo come un comandante ansioso di combattere, capace di trascinare nell'entusiasmo i sottoposti e apprezzato da tutto l’equipaggio. Questo autore, inoltre, dedica grande spazio agli episodi dai quali emerge il carattere di Fecia di Cossato, come quello del 31 dicembre 1940, quando, evitato un cacciatorpediniere avversario con un'immersione rapida, Carlo, allora ancora tenente agli ordini del capitano Raccanelli, chiese di risalire a quota periscopio per cercare la nave nemica, ottenendo i rimproveri del comandante per la proposta troppo rischiosa. Oppure, l'episodio del 15 gennaio 1941: il Tazzoli era di rientro da una missione e l'equipaggio fu sfidato a una partita di calcio dal personale tedesco delle batterie costiere: la partita finì 11 a 2 per i tedeschi e Cossato, che a detta dei testimoni era l’unico ad apparire "fresco e arzillo come se fosse tornato ora da una breve passeggiata in campagna anziché da una faticosa missione sul campo" , non solo fu quello che aveva giocato meglio (da mezz'ala sinistra), ma fu il più arrabbiato per il pessimo risultato. Quando ebbe il comando del Tazzoli, al suo temperamento audace, alla sua tenacia come e al suo senso del dovere si aggiunse un altro tratto: la capacita di trascinare gli altri. E celebre il discorso che fece all'insediamento il 5 aprile 1941: "Se qualcuno vuole sbarcare e rimanere a terra, lo dica subito! lo intendo partire con volontari pronti a tutto. C'è dunque qualcuno che non vuole partire? Avanti, se c'è, si presenti pure senza vergogna!"
Autore
Ean / Isbn
977203800681
Pagine
80
Data pubblicazione
04/04/2024