Il volume si apre con i ringraziamenti delle numerose autorità che hanno voluto ricordare l’Ammiraglio descrivendone le apprezzate qualità di uomo e di marinaio. A seguire, una breve prefazione in cui l’autore racconta delle lunghe conversazioni alla base di questo libro, avute con Birindelli a Pescia dove i due si incontravano spesso durante le vacanze trascorse nella città natale. Il volume, poi, descrive con stile sobrio ed efficace gli episodi che hanno caratterizzato la carriera militare di Birindelli. Di particolare rilievo, dopo un accenno alle prime esperienze da sommergibilista, le azioni da incursore contro le basi navali inglesi di Alessandria e Gibilterra che gli valsero rispettivamente la MAVM e la MOVM, la prigionia in Inghilterra e negli Stati Uniti, il comando del Reparto Incursori (Maricentardin), il comando dell’incrociatore Raimondo Montecuccoli, il comando della 1^ divisione navale, l’esperienza come Direttore Generale del personale della Marina Militare, il comando della squadra navale, il comando delle forze navali NATO del sud Europa e, infine, l’esperienza come deputato al Parlamento. Da ogni pagina emerge prepotentemente la spiccata personalità di Birindelli, la sua cultura, il suo senso del dovere, il suo fortissimo amor di Patria, la sua indipendenza di giudizio, la sua costante preoccupazione per il benessere degli uomini alle sue dipendenze, aspetto quest’ultimo che lo vide estremamente impegnato quando da Direttore Generale del personale MM ebbe modo di conoscere da vicino le problematiche della condizione militare in generale e della Marina Militare in particolare. Il libro è corredato, nella parte finale, da numerose fotografie e contiene diverse appendici tra le quali segnalo, in particolare, la lettera inviata a Birindelli, quando era già comandante delle forze navali NATO del sud Europa, da quell’ex nemico che fu responsabile dei suoi numerosi trasferimenti subiti quando era prigioniero di guerra. L’Ammiragliato inglese considerava Birindelli così pericoloso, sia nel caso avesse ripreso a combattere sia che si fosse limitato ad addestrare uomini, da aver dato ordine che dovesse morire nel caso fosse stato prescelto per il rimpatrio per motivi di salute (Birindelli soffriva da tempo di guai ad un polmone per via della intensa attività subacquea svolta senza riguardi per il suo fisico). L’autore della lettera, del quale Birindelli per ovvie ragioni ha preservato l’anonimato, si rallegrava nel saperlo ancora vivo e descriveva i suoi sforzi per nasconderlo, seppur attraverso tutti quei disagevoli trasferimenti, al Comitato Internazionale della Croce Rossa che lo aveva già inserito, di fatto condannandolo a morte, nell’elenco di coloro che avrebbero dovuto essere rimpatriati.
Data pubblicazione
01/04/2011