Luogo d’incontri per eccellenza, il Mediterraneo bassomedievale fu, anche e soprattutto, un luogo di aspri scontri. Potenze quali Genova e Venezia – ma anche Pisa e la corona catalano-aragonese, per limitare il quadro alle principali potenze marittime europee – condussero una lotta senza quartiere l’una contro l’altra ricorrendo a ogni mezzo, lecito o illecito, per assicurarsi il controllo delle principali rotte di trasporto. Sin dalla fine dell’XI secolo, le due città avevano iniziato a imporre il proprio predominio commerciale sul Mediterraneo orientale, moltiplicando gli insediamenti sui litorali più favorevoli alla mercatura. Le loro attenzioni s’erano presto volte agli scali levantini; in particolare all’Egitto e alla costa siro-palestinese, divenuti dopo le crociate, nella percezione diffusa, una parte essenziale del mondo. La conquista veneziana di Costantinopoli, nel 1204, rivoluzionò il quadro politico, dando avvio ai primi scontri tra le due marine. A partire dalla metà del secolo, a seguito della cosiddetta ‘guerra di San Saba’, conclusasi con la cacciata dei Genovesi da Acri, capitale del regno di Gerusalemme, si giunse per la prima volta allo scontro aperto. Da questo momento Genova e Venezia diverranno protagoniste di una rivalità – scandita da innumerevoli battaglie navali e imperniata su equilibri frantumati e capovolti a seconda della convenienza – che si protrarrà per oltre un secolo e mezzo, salvo alcune pause anche consistenti. Questo libro è la prima ricostruzione, dopo le sintesi erudite ottocentesche, dell’andamento dei conflitti scoppiati tra le due città, con una particolare attenzione alle motivazioni, al contesto e alle nuove e pionieristiche strategie belliche.