Sfuggite fino agli ultimi decenni del '700 all'interesse e alla ricerca degli occidentali, le favolose isole che compongono l'arcipelago polinesiano - Samoa, Tahiti, Pasqua, le Hawaii, la Nuova Zelanda e una miriade di atolli - cominciarono ad attrarre l'attenzione del capitano Cook, che ancora nel 1770 si vide offrire de un indigeno un avambraccio umano come pasto. I miti, i costumi, la storia dei loro abitanti furono perà studiati in modo sistematico solo nel nostro secolo, in particolare negli anni '60, da Antony Alpers, dalla cui vasta raccolta di letteratura orale polinesiana queste fiabe sono tratte. Il mondo che ne emerge è decisamente "altro" rispetto al nostro: alla pratica del cannibalismo e della caccia alle teste, ancora attuata nell'800, fa da contrappeso l'assenza totale di tabù sessuali, compensati da quelli riguardanti il cibo cotto, questo sì osceno, e l'uso di canti e formule magiche per accompagnare ogni attività della vita quotidiana. Figure di eroi si perpetuano nel tempo e riappaiono nelle leggende con una ripetitività che fa parte del ritmo della narrazione. Molte storie hanno carattere circolare e alcune contengono oscurità, situazioni non risolte e indecifrabili che neulla tolgono all'efficacia dei racconti, pervenuti fino a noi come certe statue antiche, magari prive di un braccio o di un piedde ma non per questo meno ricche di fascino.
Data pubblicazione
01/08/2002