Una rigorosa disamina di fonti storiche e dati archivistici uniti ad un corredo iconografico di indubbio spessore fanno di questo saggio di Orazio Ferrara un testo che ha. caratteristiche di notevole valore. L'Autore, inoltre, con una sintassi scorrevole scaldata da ricordi d'infanzia, riesce a rendere avvincente un argomento che, di per se stesso, potrebbe sembrare rivolgersi ad una nicchia ristretta di studiosi di storia locale. In realtà si tratta di un testo che, per lo stile linguistico e per l'indagine minuziosa che vi è alla base, racchiude in sé due elementi che lo rendono leggibile ed usufruibile ad un pubblico ben più ampio: la sobrietà indispensabile per trascrivere fatti storici e l'entusiasmo proprio di chi racconta eventi di una terra a sé cara. Il fine che Orazio Ferrara con questo saggio si propone è di dimostrare che l'isola di Pantelleria «oltre il periodo glorioso della marineria dell'antica Cossyra e di quello medievale in cui fu covo anche di abili corsari, ebbe una marineria di un certo livello in epoca moderna, almeno fino al 1950», nonostante fosse ostacolata sia dal «disagevole porto dell'isola» sia dall'esposizione alle mareggiate, ai venti e alle "ziffe". Questa marineria, sostiene il Ferrara, fu di notevole spessore già agli inizi del '600, quando fu istituita nell'isola una "regia feluca". E proprio in tale periodo i "patron" proprietari di imbarcazioni erano tenuti in gran stima tra gli isolani, come l'autore del testo dimostra attraverso una puntigliosa analisi dei registri parrocchiali, da cui si evidenzia che «venivano scelti quali padrini nei battesimi». Il libro “La marineria dell'isola di Pantelleria in epoca moderna” si rivela interessante anche per l'approfondimento sulla protettrice della marineria pantesca: la Madonna della Morgana, raffigurata in un dipinto che si fa risalire a1l'857. Orazio Ferrara ricostruisce con minuziosa precisione non solo l'etimologia dello strano appellativo dato alla Vergine, quanto soprattutto la diffusione del suo culto, che sembrerebbe rimandare, dal punto di vista iconografico, al «misterico mondo templare» e al culto devozionale della Galaktotrophousa portato in Europa proprio dai cavalieri templari al ritorno dei loro viaggi in Siria. Il libro del Ferrara merita un plauso anche per la presenza di antiche cantate popolari nonché di termini dialettali che, se non fosse per la loro trascrizione in saggi di attenti studiosi, rischierebbero di perdersi nell'oblio del tempo. Il testo, infine, si profila anche come lavoro propedeutico ad ulteriori studi, offrendo spunti che meritano di certo un approfondimento, come, ad esempio, la probabilità che il bleu-jeans possa rivendicare «un primigenio marchio di titolarità pantesca» oppure gli interessanti rimandi al mondo arabo offerti dal lessico del dialetto di Pantelleria.
Data pubblicazione
01/09/2012