Quasi tutti coloro che, storici o pseudo storici, hanno voluto navigare nel mondo della Xa Flottiglia MAS della Repubblica Sociale Italiana, hanno narrato sempre le vicende militari di quelle Unità di mare e di terra che si erano rese protagoniste difatti ormai ben conosciuti, per cui sembrerebbe inutile tornare a riparlarne. Ma questo libro non si prefigge uno scopo storico. La lettura di quanto scrivono i tre "Marò" ci porta in altra direzione e ci fa chiedere ancora una volta: "ma cos'era la Xa Flottiglia MAS, di cui sì continua a parlare (nel bene e nel male) anche oggi, dopo sessant'anni dagli avvenimenti che l'hanno vista protagonista su vari fronti?". I documenti ufficiali reperiti nei vari Archivi dello Stato e della Marina parlano di poco più di diecimila uomini, tutti raggruppati nei vari Comandi, Battaglioni, Unità navali. Ma nell'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare esiste un documento che denuncia come la Regia Marina, appena cessate le ostilità, abbia sottoposto ad inchiesta non meno di ventimila uomini, tra Ufficiali, Sottufficiali, Sottocapi e Comuni. Ne mancherebbero all'appello diecimila. Tra questi diecimila c'è Natalino Pancaldi, uno dei tre "Marò" autori di questo libro, appartenente al Btg Vega. Dai metodi d'azione del "Vega" e dal racconto di Pancaldi si può, con una buona dose di certezza, arrivare a comprendere lo scopo di quella missione. Un lettore distratto può chiedersi in cosa siano consistite "le grandi avventure del gruppo Z", dopo aver letto di quell'andirivieni tra Como e Bologna di sei sfaticati ventenni in abiti civili, su di uno scassatissimo camioncino, di quell'andare a Bologna o a Modena in casa propria, addirittura nei giorni dell'arrivo delle truppe alleate. "Stay behind!", questa era la tattica del "Vega". Piero Calamai e Mario Fusco sono due marò, entrambi toscani, del Btg Barbarigo. Piero Calamai ha veramente azzeccato il titolo del suo racconto: "Vecchia pelle", ma quell'aggettivo è valido solo se riferito ai giorni nostri, quando lui è ormai quasi ottantenne, perché la sua "classe di ferro 1923" denuncia quanto, invece, fosse imberbe la pelle del suo viso quando hanno avuto inizio le sue movimentate vicende, a diciotto anni. Vicende movimentate, sì, ma che diventano incredibili se rapportate al suo fisico non propriamente atletico. Sono una novantina di pagine dalla prosa incalzante, in cui affiora sempre lo stile toscano. Fusco, al contrario di Calamai, non narra le proprie vicende, ma presenta alcuni racconti quasi tutti sotto forma di lettera, basati su episodi diversi e con stile diverso, episodi che attraggono non tanto per le persone ivi descritte, ma per l'ambiente in cui si muovono e per l'atmosfera che le circonda. Al contrario dello "sgricilato" Calamai, Mario Fusco, pure se anche lui appena sedicenne, ha un fisico da lottatore, eccezionale, che gli ha permesso di affrontare e superare sforzi incredibili, come la leggendaria marcia di oltre cinquanta chilometri attraverso l'altipiano innevato della Bainsizza. Questi racconti così diversi, fatti da protagonisti della recente Storia d 'Italia (anche la RSI era Italia!) in così diverse e disparate situazioni, richiamano appunto l'interrogativo iniziale: "cosa era la Decima?", "chi erano i Marò della Xa Flottiglia MAS?".