Non vi basterà nuotare in superficie guardando ciò che avviene sul fondo, e aspettare di vedere un pesce per immergervi ed inseguirlo: otto pesci su dieci sono invisibili dalla superficie, e trovano un’efficace protezione nel mimetismo, nell’immobilità, rifugiandosi nelle loro tane, nei buchi o fra la vegetazione. Bisogna quindi andare a vedere: più vi immergerete, più grotte, fenditure, vegetazione e relitti esplorerete, più pesci vedrete, e più possibilità avrete di colpirli. Bisogna però ancora imparare a calzare le pinne sotto la superficie agilmente e in silenzio, senza agitare l’acqua, con il corpo allungato e le braccia avanti, e ad immergersi come le balene, cioè piegando rapidamente il corpo in due per poi discendere completamente dritti, e non incominciare a calzarsi che una volta immersi. Se le pinne batteranno rumorosamente in superficie, faranno fuggire o spaventeranno i pesci in un raggio di cinquanta metri. È prudente non andare mai a caccia soli, ma in coppia; per comodità portatevi un gavitello, per esempio una camera d’aria di automobile, al centro della quale porrete una rete. Ancorerete al fondo questo gavitello, che vi potrà servire per depositarvi i pesci catturati e per appoggiarvi a riprender fiato; pianterete su di esso una bandierina rettangolare di color arancione con una banda trasversale bianca, che avvertirà della vostra presenza i conducenti di fuoribordo.
Data pubblicazione
01/01/1967