“Non riuscivo a girarmi, né ad aprire il rubinetto, incastrato. Guardavo le gambe del Frustone e degli altri e non smettevo di ridere perché sapevo esattamente quello che stava dicendo ai due, alquanto perplessi. Alla intimorita richiesta di sapere se dovevano intervenire, aveva ovviamente risposto di no, che andava tutto bene. Faccia imbronciata (imbruttita, dicono a Roma), tono brusco, solo un tremolio del labbro inferiore che chi lo conosce sa individuare come segnale delle sghignazzate che sta reprimendo. Quando ebbe deciso che forse stavo morendo, visto che da qualche minuto non uscivano bolle, diede, magnanimo, l’assenso al recupero. «Ao’, dateje ‘na mano che sennò s’affoghe!» Il sottoscritto vedeva ormai un velo nero calargli sugli occhi. Morire quassotto sarebbe darvi una soddisfazione, mai!"
Data pubblicazione
01/10/2004