L’U.S. Navy è da oltre sessanta anni - ed oggi più che mai con la fine della guerra fredda, del bipolarismo e la ricerca di un nuovo assetto internazionale - uno strumento di primaria importanza nella conduzione della politica estera degli Stati Uniti d’America: uno strumento militare costosissimo ed efficiente, che, attraverso una lunga evoluzione segnata anche da episodi dolorosi come l’attacco a Pearl Harbor, è oggi capace di intervenire rapidamente nelle aree di crisi con tutto il peso di una superiorità tecnologica schiacciante e, per ora, inavvicinabile dagli altri paesi protagonisti delle vicende mondiali. Il presente saggio si propone di esaminare il punto di partenza di questa evoluzione, tracciando un quadro delle vicende politico-militari e delle scelte costruttive dell’U.S. Navy, che, fra l’ultimo trentennio del XIX secolo e la prima decade del ‘900, condussero all’affermazione degli Stati Uniti come una delle maggiori potenze navali del mondo. Senza la pretesa di risultare esaustivo in una materia complessa come quella della politica navale, questo lavoro di sintesi si pone quale obiettivo principale quello individuare le strette connessioni esistenti fra lo sviluppo della marina militare americana e l’evoluzione della politica estera del paese sullo sfondo di un periodo che fu sicuramente uno dei più importanti nella storia degli Stati Uniti. Massimo Borgogni insegna Storia Militare presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Siena.
Data pubblicazione
01/11/2005