A fine Quattrocento, il patrimonio di conoscenze e di esperienze che permette di costruire navi e navigare ha raggiunto, a Genova, una sua maturità. Si è definito un sistema che coniuga rifornimento di legnami e architettura navale, lessico e addestramento della manodopera, produzione di attrezzature e tecniche commerciali e assicurative. La città si percepisce al centro di uno spazio marittimo che troverà anche sintetiche definizioni geografiche: il «Levante» inteso come Mediterraneo orientale, il «Ponente» come Europa atlantica e settentrionale: il Portogallo, l'Olanda, l'Inghilterra. Nel corso dell'età moderna il Levante resta presente all'attenzione dei Genovesi dal punto di vista dei traffici, ma è il Ponente a imporsi per le tecniche dell'architettura navale e della navigazione. Ed è soprattutto in relazione al Ponente che maestri d'ascia, marinai e commercianti ridefiniscono il quotidiano rapporto con il mare. Nella prima parte di questo lavoro si è delineato un panorama delle attività di costruzione navale e delle pratiche marittime sul territorio della Repubblica tra XVI e XVIII secolo. Lo seconda parte è costruita invece come un repertorio delle denominazioni di navi che compaiono nella documentazione genovese di questo periodo. Ogni voce riunisce informazioni di carattere tecnico ed economico: misure degli scafi; portate, attrezzature, equipaggi, rotte, valori di mercato, tempi di costruzione. Le appendici documentarie sono soprattutto trascrizioni o elaborazioni di atti notarili, che hanno costituito, in generale, la fonte privilegiata dell'indagine.