Nel basso Medioevo, il periodo che convenzionalmente va dall’anno Mille alla scoperta dell’America, Genova, Venezia, in parte Pisa e, dal Duecento, Firenze controllano l’economia internazionale. Per le élite di queste città, educate fin dall’adolescenza a una formazione mista tra apprendistato di mare e di mercato, gran parte del sapere si basa sull’esperienza diretta. Tuttavia, scrivere, leggere e far di conto sono strumenti necessari per governare ciò che ruota intorno alla mobilità del denaro e ai rischi degli investimenti. E così, molti uomini d’affari – come dimostra questa indagine storica di lungo periodo che si sofferma su un aspetto spesso trascurato – utilizzano la scrittura anche per qualcosa di lontano dalla loro vita abituale e dalle loro competenze tecniche. Non si occupano, infatti, solo di merci e partite doppie, ma fissano momenti della vita, raccontano viaggi, esperienze, storie di paesi lontani. Oppure redigono trattati sui numeri o sull’astrologia, narrano la cronaca del loro tempo e della loro città, cantano l’amore e la guerra, scrivono novelle e discutono di teologia.
Data pubblicazione
04/05/2023