In alcune comunità religiose del mondo antico, il divieto di mangiare polpi era parte di una struttura di pensiero che si esprimeva per coppie d’opposti: sacro e profano, mondo e immondo, puro e impuro, lecito e illecito. I cibi erano consentiti o proibiti non perché influenzassero la salute di corpo e anima ma perché si avvertiva il bisogno di ordinare il mondo. L’octopus, oltre ad incarnare vizi e difetti degli uomini, era considerato un mostro votato al male e all’annientamento. Le narrazioni su polpi maestosi, orrendi e famelici erano funzionali alla società: rafforzavano la fede, rinsaldavano la coesione sociale e dettavano regole a cui tutti dovevano sottomettersi. Kraken, piovre e cefalopodi giganteschi rappresentavano la fase primordiale, mai superata e dominata dagli istinti bestiali, nella quale gli uomini, per mancanza di regole,potevano precipitare in qualsiasi momento.
Data pubblicazione
10/10/2017