Il 25 luglio del 1956, alle 23.10, il lussuoso transatlantico Andrea Doria affonda dopo una collisione con la Stockholm allargo di Nantucket, di fronte alla costa orientale degli Stati Uniti. Da quel momento il relitto della nave italiana si trasforma in uno dei luoghi più proibitivi e per questo ambiti dai subacquei, una sorta di Everest delle immersioni estreme. Lo scafo si trova infatti a settantacinque metri di profondità, una soglia limite oltre la quale l'aria può diventare tossica e chi s'immerge rischia la narcosi da azoto, che causa confusione e impedisce di prendere decisioni lucide. Eppure il rischio non ha frenato decine di subacquei, per i quali poter esibire una porcellana dell'Andrea Doria (per lo più piatti e tazzine) equivale oggi a un certificato di abilità ed esperienza nelle immersioni estreme.
Data pubblicazione
01/03/2011