Chi sono i Saccomanni del mare di cui questo libro racconta le imprese? Uomini dagli oscuri natali che l’esercizio delle pirateria condusse non di rado alla ricchezza, ai più alti gradi della potenza navale ottomana e perfino ai fasti della dignità regale (Oruccio, Kheyer-ed-din, Dragut). Uomini che, specialmente ai tempi di Solimano il Magnifico, sceso in lotta al fianco di Francesco I per contrastare l’egemonia di Carlo V, funestarono con le loro rovinose e sanguinarie incursioni tutte le coste del Mediterraneo, costringendo i governi ad allearsi per ostacolarne l’aggressività e a edificare un numero impressionante di torri di avvistamento e di fortezze: più di mille soltanto in Italia. Uomini che ridussero in schiavitù intere popolazioni e che si accanirono anche sull’Arcipelago Toscano e sulla Maremma, dove consumarono le loro nefandezze – come queste pagine narrano – all’Elba, al Giglio, a Pianosa, a Montecristo, a Piombino, a Populonia, a Talamone, a Montiano, a Castiglione della Pescaia, a Porto Ercole, a Porto Santo Stefano, per tacere di altri luoghi. In questo contesto s’inserisce il noto episodio relativo alla giovane Margherita Marsili (la "Bella Marsilia") che, rapita dai pirati nel suo castello del Collecchio, sui Monti dell’Uccellina, sarebbe diventata, da schiava, legittima moglie del Sultano di Costantinopoli. Una vicenda, però, che l’autore osserva sotto una luce diversa da quella della tradizione (ed è questa, forse, la parte più interessante del volume), giungendo a dubitare seriamente della sua autenticità.
Data pubblicazione
01/06/2002