«Tutte le tempestose passioni dell'umanità nei suoi giovani anni, l'amore di rapina e l'amore di gloria, l'amore di avventura e l'amore del pericolo, insieme al grande amore per l'ignoto e i vasti sogni di dominio e di potere, sono trascorse come immagini riflesse in uno specchio, senza lasciare traccia sul misterioso volto del mare». Il mare - vaste miroir de mon désespoir - aveva restituito a Baudelaire i riflessi di una molto decadente personalizzazione; in Conrad più oggettivamente e modernamente, è la scrittura, l'arte della narrazione, a proporsi come riflesso di quella viva superficie riflettente; e dunque come testimonianza ultima, totale, di una gamma di esperienze profonde, non accessibili a tutti ma per tutti vitali, che il mare sa procurare; e come rivendicazione, quasi, di un mondo degno di valori assoluti, alla stregua dei grandi miti formativi della cultura occidentale.
Data pubblicazione
02/02/2017