Storia dei velieri

Storia dei velieri

Llauge Dausa Felix


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L'uomo ha scritto le proprie vicende passo dopo passo, concedendo talvolta molto all'imprevisto. Un imprevisto felice, scattato da innocenti esperienze quotidiane che hanno segnato, fin dalla preistoria e dalla protostoria, una ricerca di mezzi che - acquisiti - dovevano rivelarsi insostituibili per le esigenze vitali del consorzio umano. Da cosa presero avvio musica e medicina se non da piccole constatazioni? Dal vento che “suonava” stormendo tra le chiome di un altofusto, da un tronco cavo che vibrava sotto il percuotere di un sasso, da un filo d'erba portato inconsapevolmente alla bocca oppure da un sorso d'acqua rubato a una sorgente. Anche la navigazione a vela muove da casuali osservazioni per nascere, svilupparsi e raggiungere autentici splendori, caratterizzando la storia dei trasporti ma soprattutto segnando il cammino dell'uomo, ancorché incredulo e incerto costui alle profferte di bene o di male. Guerre e scoperte. Avventure sui mari. Fantomatici mostri con smisurate candide braccia che le divinità dell'acque e dei venti spingono a traguardi contrastati: qui la dura, snervante ma pacifica tenzone per aprire nuove strade di comunicazione, allargare i commerci, proporre rinnovati interessi di fede e lavoro all'umanità; là l'impatto bestiale di legni, armi e animi tesi a cruentemente annullarsi. Felix Llaugé appunta sagacemente questi contrasti e, non celando certo la sua origine mediterranea, indulge da innamorato del mare e da acuto ricercatore a squarci di cronaca, in alcune circostanze violentemente sconcertanti, dove alla vela si sostituisce protagonista l'uomo, angolato nei risvolti più deleteri delle esplosioni della sua anima. Direi proprio che più che di storia e sviluppo di un mezzo utile all'uomo, l'excursus di Felix Llaugé sia intriso delle passioni che troppo spesso hanno ottenebrato ogni civile progresso. Per tutto l'arco: dai popoli del mare che nella seconda metà del Il millennio a. C. invadono l'Egitto e distruggono l'impero ittita agli uomini, trafficanti o navigatori, della Lega Anseatica che impongono il loro dominio in vastissime nuove terre; dai protostorici pelasgi e caldei agli equipaggi dell'Invincibile Armata; dalla potenza marittima della Grecia alle scorrerie vichinghe; dalle scoperte di Colombo alle imprese dei legni lanciati sulle vie del tè o dell'oppio, accanto a triremi, nao, caracche, galee, vascelli, giunche, caravelle, clipper, sono sempre i sentimenti, anzi i vizi dell'uomo a far da mattatori sulla scena dei mari al punto di proporci la figura di un protagonista non tanto abile "portatore" o "sfileggiatore" di rande, gabbie e velacci quanto manovratore astuto, se non subdolo, del destino dei suoi simili. Se poi le folle egizie corrono per lunghe miglia osannando dalle sponde del Nilo alle navi dei faraoni e Cristoforo Colombo innalza il simbolo del suo credo sulla terra appena scoperta, allora spontaneità e fede ci rassicurano sui destini dell'umanità. Far tutte le. vele bianche. È un'espressione del XVIlI secolo assurta a triste imperativo per i rappresentanti più foschi di quella marineria, gli uomini della corsa: non far differenza tra amici e nemici. La navigazione a vela ha chiuso un' epoca - carica in pari misura di splendori e di annebbiamenti - passando la mano ai tecnicismi, al perfezionismo e, più tardi, ai computers dell'era moderna non meno carica di controsensi, astiosità, incomprensioni, guerre. Ringraziando l'editore De Vecchi per avermi chiamato a tradurre il lavoro di Felix Llaugé, auguro ai lettori che gli anni futuri tengano in serbo per l'intera umanità giorni in cui nessuno più osi far tutte le vele bianche. Dino Riva
Ean / Isbn
978884121108
Pagine
254
Data pubblicazione
09/09/1974