Una storia dell’acqua, nei suoi aspetti biologici, materiali, sociali, religiosi e simbolici è destinata necessariamente a percorrere, traversandole, non solo le più svariate culture, ma anche le più diverse discipline: l’acqua è essa stessa elemento trasversale, fluido, mutevole, multiforme, liquido, solido e gassoso (non si dimentichino le nevi e i ghiacci, i vapori e l’aria) che si riversa sulla terra, nella natura e nella storia. Ma questo carattere pervasivo, questa instrinseca, necessaria presenza entro ogni forma di vita del mondo non è mai uguale, non si ripete con monotona e scontata prevedibilità. Al contrario, l’acqua esplica le sue necessarie funzioni, articola e modella il suo ciclico fluire e rifluire, dando luogo a differenti geografie e storie, modificando, a seconda dei luoghi, dei tempi, delle interazioni con altri fattori fisici e storici – prima di tutto l’azione plasmatrice e distruttrice degli uomini – i suoi modi di essere, le sue presenze materiali, le sue stesse valenze simboliche. I diversi "mondi" che il nostro mondo terracqueo contiene, le configurazioni che al suo interno si susseguono nello spazio e nel tempo, altro non sono – è questa l’ipotesi sottesa a tutto il volume – che differenti mondi d’acqua: mondi che possono rintracciare e raccontare la loro diversità, la peculiare specificità della loro stessa storia, proprio a partire dall’acqua. Mosso da simili presupposti, il volume focalizza la sua attenzione su alcuni elementi essenziali: mostrare l’utilità di una riflessione a scala disciplinare aggregata; alludere alla forza euristica e all’efficacia espositiva di una storia dei mondi dell’acqua. Indicare, necessariamente per exempla, e attraverso l’esplicita ricerca di differenti dimensioni di scala, l’utilità di una comparazione, che indichi come nel tempo e nello spazio l’acqua possa agire come potente fattore di aggregazione identitaria, come elemento aggregante, materiale e simbolico, di intere civiltà, come marcatore decisivo della realtà e della rappresentazione dei diversi mondi in cui gli uomini si trovano a vivere. Nella sua prima parte, il libro indaga inizialmente un "esempio" storico-territoriale relativamente ristretto, quello del Mezzogiorno d’Italia: luogo quanto mai emblematico, nel corso della sua lunga e ricchissima storia, dell’affascinante e controverso rapporto con le acque (siano esse acque domestiche, siano quelle dei fiumi e del mare); luogo nel quale e a proposito del quale sono stati elaborati saperi, tecniche, architetture, estetiche dell’acqua, e che gli hanno valso talora le immagini di eden e di paradiso, e altre volte, per l’incuria e la devastazione delle acque (malaria, disboscamenti, mancato controllo), quello di luogo deputato di sfasciume, di degrado e di rovina. L’attenzione viene poi spostata, nella seconda parte, su un’area più vasta, procedendo a indagare un secondo cerchio concentrico, costituito dall’universo acqueo del Mediterraneo, che sull’intenso rapporto con le acque (di terra e di mare) ha declinato e definito le culture e le civiltà dei popoli che lo hanno abitato, che proprio sull’acqua hanno costruito dialoghi e scambi, separatezze e chiusure. Un terzo cerchio, infine, allarga lo sguardo ad altri "mondi d’acqua", giusto per suggerire qualche ipotesi di prospezione, e per mostrare l’efficacia (in questo caso assolutamente imprescindible) di un metodo comparativo che mostri la ricchezza delle analogie e delle differenze, la forza aggregante delle assonanze e al tempo stesso la faglia abissale delle dissonanze che fanno la ricchezza e la suggestione prospettica di una storia dell’acqua.