La costruzione di navi commerciali si è spostata dai paesi occidentali verso quelli orientali nonostante le politiche protezionistiche tendenti, in tutti i paesi, a mantenere in vita i cantieri nazionali. In realtà i paesi orientali, dopo aver assorbito le navi standard e la recente pressante richiesta di navi sempre più gigantesche, stanno accelerando la conquista di quelle high tech, finora dotazione dei cantieri europei. Quale sofisticato know how. Quanta occupazione perderebbe l'Europa se gli orientali assorbissero le produzioni high tech che riguardano quantità limitate di navi rispetto alle standard e sono spesso dotazione dei piccoli cantieri anche italiani? Salvo pochi grandi come Fincantieri, Aker-Kvaerner Masa, HDW, Atlantique_ in grado di resistere finanziariamente e di accaparrarsi le commesse militari, si può ipotizzare la resa dei cantieri europei a quelli del Far East, sempre più concentrati oligopolisticamente? L'Italia domina in particolare la produzione di megayacht con lo 'stile mediterraneo' in uno scenario di dura competizione mondiale basata sulla tecnologia e il grande lusso. Tradizionali rivali e nuovi entranti internazionali si spingono in questo ricco mercato. Per difendersi da un improvviso mutare della domanda e dalla concorrenza i produttori di megayachts accentuano la diversificazione nel chartering, nei servizi e nei ripristini delle grandi barche. La Toscana, che è stata protagonista nella produzione mercantile, ora lo è in quella dei grandi yachts (Viareggio); ma lungo la costa troviamo altre diverse vocazioni produttive. Manterrà il suo primato nei superyachts, in gran parte basato sull'innovazione praticata anche da tanti piccoli accessoristi, già notevolmente internazionalizzati? Questo volume, oltre a fornire una una completa fotografia della cantieristrica toscana, tenta di fornire risposte a questi importanti quesiti.
Data pubblicazione
01/06/2005